domenica 10 novembre 2013

Wildlife Photographer of the Year


Se siete amanti della natura e degli animali vi consiglio di non perdere la mostra fotografica Wildlife Photographer of the Year allestita a Milano nel Museo Minguzzi in via Palermo, 11 e presente fino al 22 dicembre 2013.
La mostra è composta dai 100 scatti vincitori del concorso fotografico naturalistico indetto dal Natural History di Londra in collaborazione con il BBC Wildlife Magazine.
Sono immagini che si ha voglia di guardare, osservare e di nuovo guardare. Chi è sensibile alla bellezza della natura non può non rimanere affascinato da ogni fotografia, risultato della pazienza, a volte anche dell'ostinazione dei singoli autori che hanno atteso per ore l'istante perfetto o che, viceversa, l'hanno colto avendo avuto la fortuna di trovarsi nel posto giusto al momento giusto.
Le immagini mostrano predatori e prede in momenti di aggressività, di riposo o di caccia. A volte le fotografie li sorprendono in pose buffe o rilassate. Alcuni scatti, i più impressionanti, trasmettono pena o un profondo senso di solitudine per gli animali; altri svelano la misteriosa magia della natura e della sua incomparabile bellezza.

Non voglio aggiungere una parola di più!
Visitate la mostra e perdetevi nello sguardo impenetrabile di ciascun esemplare immortalato.

giovedì 7 novembre 2013

Rodin a Palazzo Reale: il marmo svela la passione

La mano di Dio
L'arte non ha sempre bisogno di spiegazioni. 
Accade a volte che tra l'opera e il suo osservatore nasca un dialogo intimo che non può essere interrotto da un'intermediazione. 
A volte spiegare l'arte è quasi un peccato.
Ieri sono andata a visitare la mostra di Auguste Rodin al Palazzo Reale di Milano.
Non conoscendo l'autore, non avevo aspettative né pregiudizi. E' stato sorprendente scoprire le forti emozioni provocate dalla contemplazione delle sculture scolpite nel marmo di questo artista.
Tutte le opere che ritraevano le figure degli amanti (aventi le sembianze di Amore e Psiche, Paolo e Francesca, il Giorno e la Notte, Venere e Adone e Aurora e Tithonus) esprimevano desiderio, erotismo, abbandono, una passione talmente intensa da rasentare il dolore, come se ciascun abbraccio e bacio fosse l'ultimo, il più intenso e sincero, per rimanere inciso eternamente nel cuore.
Nella scultura “Peccato”, una donna si avvinghia all'uomo in un abbraccio carico di possesso quasi virile. Nella "Morte di Adone" il corpo chino di Venere su quello del suo amato trasmette tutta la disperazione lacerante della separazione. 
In "Amore e Psiche" gli amanti sono fusi l'uno nell'altra, il volto di Psiche nascosto nel collo di Amore quasi a volersi smarrire in lui. 
Amore e Psiche


"La mano di Dio", rappresenta, avvolti nell'accogliente mano del Creatore, l'unione dell'uomo e la donna, scolpiti in posizione fetale a formare un cerchio: il capo di lui sul ventre di lei mentre con le mani le tiene la testa, quasi proteggendola e traendole il volto verso le sue labbra.

Nella mostra non impera solo il tema amoroso. 

Tra le diverse sculture emerge "la Danaide" che rappresenta l'afflizione di una delle figlie di Danao, costrette ad un pena eterna da Ade, per aver ucciso i propri mariti. La scultura è un contrasto stridente tra la levigata e delicata schiena china della giovane donna  e la ruvida pietra su cui si rannicchia stremata.
La Danaide

Le opere di Rodin hanno la particolarità di essere fintamente incompiute, perché l'artista ha volutamente lasciato parte del marmo non lavorato. Ciò esalta ancora di più la drammaticità e la bellezza delle opere, perché sembra che trabocchino dalla pietra, quasi la stessa contenesse delle anime che improvvisamente si manifestano uscendo dal marmo, ma rimanendo ancorate allo stesso.

La mostra di Rodin contiene 60 sculture allestite nella sala delle Cariatidi del Palazzo Reale e sarà presente fino al 26 gennaio 2014.
Vi consiglio di visitarla e lasciarvi investire dalle emozioni che le opere di Rodin sono in grado di trasmettere. Un artista capace di estrapolare la passione dal marmo.

domenica 3 novembre 2013

Abbazia di Chiaravalle



C'è un luogo alle porte di Milano che esercita sul visitatore un fascino irresistibile ed è l'Abbazia di Chiaravalle, altrimenti conosciuta come Santa Maria di Rovegnano: uno di quei posti che stranamente tutti i milanesi conoscono ma pochi si fermano a visitare. Ed è un peccato! Se è vero che ogni luogo sprigiona delle energie, quello dell'Abbazia di Chiaravalle emana pace e serenità: beni spirituali preziosi che non si dovrebbe perdere l'occasione di godere.

L'abbazia è un complesso monastico cistercense fondato da San Bernardo di Clairvaux nel 1135. 

La struttura è composta dalla chiesa, il chiostro, la Cappella di San Bernardo ed il mulino.

La Chiesa è sormontata dalla famosa “Ciribiciaccola”: nome attribuito alla torre dell'Abbazia da una filastrocca dialettale milanese.

La “Ciribiciaccola” era una sorta di faro nella nebbiosa campagna della bassa milanese per i pellegrini che potevano smarrire la via e cercavano un rifugio. Si presume possa risalire intorno al 1329-1340, ed è alta 56,28 metri.

Adiacente alla Chiesa c'è il chiostro che purtroppo non coincide totalmente con quello duecentesco originale (attribuito al Bramante o all'Amedeo) andato distrutto nel 1861 per permettere il passaggio dei binari della linea ferroviaria Milano-Pavia-Genova.

A sinistra della torre c'è la Cappella di San Bernardo del 1412, costruita, per volontà dell'abate Fontana, appositamente per le donne che, secondo la Regola, non potevano partecipare alla messa celebrata in abbazia. Purtroppo l'edificio è spesso chiuso al pubblico per il rischio di deterioramento, già in atto, degli affreschi cinquecenteschi contenuti al suo interno.

Infine, l'edificio ospitante il mulino, che dopo un restauro decennale è tornato a nuova vita. Il mulino attuale è solo una riproduzione di quello antico: è stato compiuto infatti un lavoro straordinario di ricostruzione seguendo i progetti risalenti al medioevo. Se decidete di visitarlo vi segnalo che la cooperativa Koinè organizza percorsi guidati. La stessa cooperativa propone all'interno del mulino una serie di iniziative culturali e didattiche divertenti e stimolanti sia per gli adulti che per i bambini: ad esempio corsi di panificazione, laboratori natalizi, ovvero intriganti aperitivi a tema.



In conclusione vi consiglio vivamente di visitare l'interno della chiesa e del chiostro. La domenica pomeriggio alle h. 16 ci sono guide gratuite organizzate dai monaci che in modo semplice e coinvolgente illustrano la storia e le curiosità dell'abbazia e dell'ordine monastico. E' un modo interessante di godere della scoperta degli aspetti architettonici e spirituali sottesi alla costruzione dell'abbazia.

L'Abbazia di Chiaravalle è in Via Sant'Arialdo 102 a Milano, per ulteriori informazioni ed approfondimenti vi segnalo il sito http://www.borgodichiaravalle.it/l-abbazia.html

Sul pont de Ciaravall
gh'è ona ciribiciaccola
con cinqcent ciribiciaccolitt.
Val pusè ona ciribiciaccola
o cinqcent ciribiciaccolit?



domenica 27 ottobre 2013

Le Libragioni: vino, arte e libri


La libreria-enoteca Le Libragioni ha inaugurato la propria apertura il 26 ottobre a Milano, in via Bardelli, 11 offrendo uno stuzzicante connubio di libri, arte e vini.

L'avventore che varca la soglia di "Le Libragioni" si sente subito avvolto da un'atmosfera familiare e confidenziale che ben dispone per assaporare un buon vino e la lettura di un libro, oltre a godere della vista delle opere artistiche sparse nel locale.

Arte, libri e vino, gli uni non escludono gli altri, anzi sono un buon pretesto per la reciproca conoscenza.
L'ambiente è intimo: sono presenti poltrone, tavolini, sedie e affascinanti sculture in fil di ferro realizzate da un artista pugliese. Pregevoli sono anche i quadri d'autore che arredano le pareti bianche della libreria che danno un tocco piacevolmente vivace agli spazi.



La libreria di primo acchito sembra essere esclusivamente un'enoteca, essendoci una botte di legno all'esterno del negozio ed un bancone subito all'ingresso, ma l'inganno svanisce immediatamente quando si notano i libri disposti nelle vetrine e negli scaffali accostati alle pareti. A questo proposito la scelta di "Le Libragioni" è quella di vendere libri usati, ma di una certa caratura, potendosi trovare anche testi antichi e rari.

Tuttavia il vino non ha un ruolo di secondo piano: la cantina contiene un'attenta selezione di etichette interessanti.


Le Libragioni sembra essere un valido esperimento culturale, non mi resta che suggerirvi una visita per assaporare un buon bicchiere di vino e la scelta del libro che incontra meglio il vostro gusto.

mercoledì 23 ottobre 2013

Un libro digitale per una tribù digitale?



Chi sono i nativi digitali? Una specie extraterrestre? Una tribù informatica sconosciuta? Niente di tutto questo. L'espressione “Nativi digitali” è stata coniata nel 2000 da Prensky per distinguerli dai “migranti digitali”. I primi in sostanza sono tutti bambini nati dopo la diffusione di Internet, cioè dopo l'esordio dei primi browser commerciali intorno al dicembre 1995, gennaio 1996.

I nativi digitali a differenza dei “migranti”, sono cresciuti in una società multi-schermo e sono abituati all'uso di strumenti interattivi: cellulare e computer sono per loro uno spazio per comunicare e creare.   

Proprio per l'esistenza di una generazione avente un'intelligenza digitale, il mondo culturale ed editoriale si sta interrogando su come interagire con un'utenza diversa da quella del passato, con esigenze e problematiche nuove.


Il 17 ottobre si è tenuto a Rozzano presso il Centro Culturale Cascina Grande la quarta edizione di Digital ReadearsIl convegno è il risultato di un progetto della biblioteca dei ragazzi di Rozzano, che si è posta in maniera critica rispetto al suo ruolo di operatore culturale, di fronte l'avvento del web 2.0 che dal 2000 ad oggi ha avuto, ed ha, importanti riflessi sull'apprendimento, sullo sviluppo intellettuale e comportamentale dei giovani e sul loro approccio al mondo editoriale.

Quest'anno il progetto Digital Readers si è arricchito di un'esperienza di lavoro condiviso. E' stato fatto un invito a editori, autori, illustratori, librari, insegnanti, bibliotecari, a partecipare ad un camp per discutere sull'editoria per ragazzi e sulla concezione di un prodotto digitale editoriale.
Avviato il camp nel pomeriggio si è svolto il convegno che ha dato lo spunto per riflettere sotto diversi punti di vista la medesima problematica.

Il digitale come strumento di apprendimento

Fino a ieri un problema di apprendimento qualificava l'alunno come diverso e difficile, oggi come ha correttamente sostenuto Andrea Mangiatordi, del Dipartimento di Scienze Umane dell'Università Bicocca di Milano, deve cambiare la prospettiva della questione, poiché non è il singolo individuo con le sue peculiarità ad avere un problema d'inclusione nel gruppo, ma è il sistema che non adotta le soluzioni adeguate esistenti perché ciascuno con le proprie diversità possa inglobarsi nell'ambiente. Oggi infatti è dimostrabile come l'utilizzo del digitale, tramite le sue infinite applicazioni, possa aiutare gli studenti con difficoltà di apprendimento e non, a cercare più soluzioni, sperimentando strade diverse e alternative da affiancare agli strumenti tradizionali di lettura e studio. 
Un esperimento interessante portato all'attenzione del convegno è YouLab Pistoia, illustrato da Tatiana Wakefield. YouLab è il frutto di una collaborazione tra l'ambasciata americana e la biblioteca pistoiese per la realizzazione di un Innovation Center, attraverso cui vengono messi a disposizione dei ragazzi delle strumentazioni informatiche avanzate per consentire non solo la semplice fruibilità fine a se stessa della tecnologia, ma la creazione di nuovi prodotti digitali da destinare al mercato. I ragazzi sono stimolati alla promozione della lettura attraverso la creazione di book trailer, di e-book e di giochi di lettura on line. Tatiana Wakefield ha spiegato che al centro di questo progetto resta il benessere e la crescita intellettuale dei giovani utenti. Ha citato a questo proposito la teoria di Flow elaborata dallo psicologo ungherese Mihaly Csikszentmihalyi, secondo cui si perviene ad uno stato di benessere psicologico, ovvero di felicità, quando la mente è occupata in un atto creativo che comporta appagamento e soddisfazione. E da quanto affermato dalla bibliotecaria pistoiese gli stadi di benessere psicologico osservati nei ragazzi alle prese con i progetti del YouLab sono senza dubbio osservabili.


Il Digitale nel mondo editoriale.

Il disagio viceversa che oggi vive l'editoria per ragazzi, consiste nella difficoltà a sostituire ed integrare un libro cartaceo con uno digitale. Un libro per bambini, a differenza di quello per gli adulti, non è solo un testo scritto. Esso si compone di colori, illustrazioni, di pop-up, di immagini tridimensionali, di gioco che interagisce coerentemente con la storia narrata. Come si può ricreare tutto questo con un prodotto digitale? Come si può pervenire ad un prodotto che superi l'approvazione del mercato e non svilisca il suo contenuto?


Renata Gorgani, direttrice editoriale de Il Castoro, ha fatto una disamina dell'argomento spiegando proprio la difficoltà di approccio delle case editrici rispetto ad un fenomeno che si è sviluppato rapidamente. L'avvento dell'e-book, dell'i-pad, l'intensa fruibilità degli strumenti multimediali da parte dei bambini e dei ragazzi, ha costretto ad un ripensamento del prodotto editoriale. Alla riproposizione dello stesso tuttavia si giunge in via empirica, facendo dei tentativi, che non sempre hanno esito positivo. Potrebbe accadere che voler forzatamente unire un libro a delle applicazioni digitali “istupidisca” il contenuto del libro stesso. Alcuni autori hanno infatti rinunciato a questa integrazione. Un esempio eclatante è quello di Jeff Kinney, progettista di giochi on line e autore del famoso libro per bambini “Diario di una schiappa”. Lo scrittore ha deciso che il suo libro mantenesse una connotazione tradizionale stabilendo che al massimo possa essere convertito in formato PDF, impedendo qualunque tipo di interazione col testo. Kinney ha completamente dissociato il suo ruolo di professionista informatico da quello di autore di libri, non vedendo tra i due mondi, evidentemente, una coerente condivisione.


Il mondo culturale ed editoriale sta attraversando una fase di evoluzione e di ricerca che richiede investimento di idee e progettualità attraverso la condivisione dei saperi e delle esperienze. Non bisognerebbe mai dimenticare che quello che occorre tutelare è il contenuto. Il contenitore cambia di epoca in epoca: molto tempo fa era la parola, poi la carta, oggi il digitale e domani chissà.



Un proverbio cinese afferma:

Quando il dito indica la luna lo stolto guarda il dito.







mercoledì 16 ottobre 2013

Chi ha paura della morte?

Una mattina, guardando distrattamente una serie di opuscoli disposti su un ripiano di una biblioteca comunale, la mia attenzione si è focalizzata su uno dal titolo inquietante, ma particolarmente interessante: “Tabù festival. Chi ha paura della morte”.

La mia prima reazione è stata quella di lasciare il volantino dove si trovava, poi la curiosità ha prevalso e ho approfondito la lettura, devo aggiungere per fortuna, perché riguarda un festival originale e ricco di avvenimenti culturalmente interessanti.

Di cosa si tratta?

Il Comune di Abbiategrasso ha avviato un progetto pluriennale sui tabù del nostro tempo che quest'anno esordisce con il tema della morte.

L'evento partirà il 23 ottobre e si concluderà il 3 novembre 2013.

La maggior parte delle iniziative che si snoderanno nel corso del festival si svolgeranno nel comune organizzatore della kermesse, in particolare nel Convento dell'Annunciata e nel Castello Visconteo di Abbiategrasso. Tuttavia altri comuni limitrofi del territorio saranno coinvolti nella produzione degli eventi: Morimondo, Magenta, Robecco sul Naviglio, Cassinetta di Lugagnano e anche il Comune di Milano ospiterà a Palazzo Marino un dibattito sul testamento biologico e l'eutanasia.

Il festival propone il tema della morte in una visione speciale. Non vuole fornire la solita versione gotica o grottesca. L'approccio oserei dire è bizzarro perché si racconta la morte attraverso la musica, il teatro, il cinema, la danza.

L'arte in generale spiega la morte e la dà una caratterizzazione di vita.

A fare da corollario a questi eventi artistici e culturali sono in programma dibattiti e incontri nel corso dei quali il tema sarà sviluppato considerando ogni possibile punto di vista: interverranno teologi, religiosi, mussulmani e buddisti e coloro che sono noti al pubblico perché hanno affrontato il dolore di scelte difficili come Beppino Englaro.

Riflessione, arte, humour, musica, un connubio di ingredienti per parlare della morte come l'altra faccia della vita. Questo è ciò che il programma del Tabù festival promette di dare a chi vorrà parteciparvi.

Fabrizio Tassi, giornalista che cura la direzione del festival scrive: 
 “Parliamo di morte per parlare di vita. Forse addirittura di senso della vita. Perché solo grazie alla consapevolezza del limite è possibile dare un senso alle nostre giornate e viverle veramente e intensamente, in ogni singolo istante, in coscienza e libertà”.
E se l'argomento ancora vi inquieta vi rammento un precetto tibetano:
Se vuoi vivere felice impara a meditare sulla morte. Non è la fine della vita, ma l'inizio di una nuova nascita. La morte è una porta”.





martedì 15 ottobre 2013

Cascina Grande di Rozzano

Ho deciso di iniziare il mio blog parlandovi del Centro Culturale Cascina Grande di Rozzano.

La cascina Grande di Rozzano, ex Cascina Zanoletti, fu costruita nel 1881 per volontà di uno dei maggiori possidenti della zona, il marchese Zanoletti.

La sua struttura non è quella tipica di un comune cascinale lombardo dalla forma quadrata o rettangolare, essendo gli edifici disposti a V, probabilmente perché era stata avviata un'attività di meccanizzazione agricola.

L'azienda ha avuto un passato florido, era uno dei maggiori centri di produzione e raccolta del riso, tuttavia con la crescita della popolazione e della contestuale industrializzazione e urbanizzazione del territorio, lentamente l'attività della Cascina è andata via via riducendosi fino ad interrompersi totalmente negli anni '70.

Per diversi anni è rimasta un rudere abbandonato fino a quando la lungimiranza dell'allora sindaco di Rozzano, Giovanni Foglia, ha fatto sì che la struttura venisse acquisita nel patrimonio comunale ed avviata ad opere di ristrutturazione che hanno visto anche il contributo finanziario della Regione Lombardia.

Oggi la Cascina Grande è un complesso culturale multimediale in cui coabitano storia e cultura. 

L'antico fienile oggi accoglie la biblioteca, in uno spazio di 1.343 mq disposto su due piani in cui è possibile leggere libri, riviste, studiare, ascoltare musica e usufruire delle postazioni multimediali per navigare su internet e accedere alle banche dati.

L'edificio che ospitava il mulino è attualmente la biblioteca dei ragazzi e infine la struttura che conteneva le scuderie, sellerie e fienile è divenuto rispettivamente un centro espositivo, sala conferenze e caffè letterario.



La Cascina Grande di Rozzano è senza dubbio un bene da salvaguardare.

Prima di salutarvi chiedo il vostro contributo.

Conoscete altri esempi di beni ambientali riutilizzati come centri culturali?

Volete parlarmene?

A presto!

mercoledì 9 ottobre 2013

Benvenuti!

Ciao a tutti!  

Apro oggi questo blog per raccontarvi da spettatrice curiosa le iniziative culturali presenti nel mio territorio e cioè nella zona di Milano e del Parco Agricolo Sud, ma non solo. 

La mia idea è altresì quella di fornire notizie delle iniziative intraprese da organizzazioni di volontari, associazioni culturali od enti pubblici volte ad avvicinare il pubblico alla cultura.

Non è un blog con pretese giornalistiche, ma la voce di una semplice fruitrice che desidera dare degli spunti, delle impressioni, dei "ritagli" appunto di ciò che accade, come può fornirli chi s'imbatte casualmente in un evento e ne resta così entusiasta da volerlo condividere con gli amici.

A presto!!