Una mattina, guardando
distrattamente una serie di opuscoli disposti su un ripiano di una
biblioteca comunale, la mia attenzione si è focalizzata su uno dal
titolo inquietante, ma particolarmente interessante: “Tabù festival. Chi ha paura della morte”.
La mia prima reazione è
stata quella di lasciare il volantino dove si trovava, poi la
curiosità ha prevalso e ho approfondito la lettura, devo aggiungere
per fortuna, perché riguarda un festival originale e ricco di
avvenimenti culturalmente interessanti.
Di cosa si tratta?
Il
Comune di Abbiategrasso ha avviato
un progetto pluriennale sui tabù del nostro tempo che quest'anno
esordisce con il tema della morte.
L'evento partirà il 23
ottobre e si concluderà il 3 novembre 2013.
La maggior parte delle
iniziative che si snoderanno nel corso del festival si svolgeranno
nel comune organizzatore della kermesse, in particolare nel Convento
dell'Annunciata e nel Castello Visconteo di Abbiategrasso. Tuttavia
altri comuni limitrofi del territorio saranno coinvolti nella
produzione degli eventi: Morimondo, Magenta, Robecco sul Naviglio,
Cassinetta di Lugagnano e anche il Comune di Milano ospiterà a
Palazzo Marino un dibattito sul testamento biologico e l'eutanasia.
Il festival propone il
tema della morte in una visione speciale. Non vuole fornire la solita
versione gotica o grottesca. L'approccio oserei dire è bizzarro
perché si racconta la morte attraverso la musica, il teatro, il
cinema, la danza.
L'arte
in generale spiega la morte e la dà una caratterizzazione di vita.
A
fare da corollario a questi eventi artistici e culturali sono in
programma dibattiti e incontri nel corso dei quali il tema sarà
sviluppato considerando ogni possibile punto di vista: interverranno teologi,
religiosi, mussulmani e buddisti e coloro che sono noti al pubblico perché
hanno affrontato il dolore di scelte difficili come Beppino
Englaro.
Riflessione,
arte, humour, musica, un connubio di ingredienti per parlare della morte
come l'altra faccia della vita. Questo è ciò che il programma del
Tabù festival promette di dare a chi vorrà parteciparvi.
Fabrizio
Tassi, giornalista che cura la direzione del festival scrive:
“Parliamo di morte per parlare di vita. Forse addirittura di senso della vita. Perché solo grazie alla consapevolezza del limite è possibile dare un senso alle nostre giornate e viverle veramente e intensamente, in ogni singolo istante, in coscienza e libertà”.
E
se l'argomento ancora vi inquieta vi rammento un precetto tibetano:
“Se vuoi vivere felice impara a meditare sulla morte. Non è la fine della vita, ma l'inizio di una nuova nascita. La morte è una porta”.
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